UN UNIVERSO CHE CAMBIA

testo di Fabrizio Tomei; Foto di Julia M Cameron

Nel 1995 nasceva internet e tutti sapevano o avevano intuito che sarebbe stata una rivoluzione.

Non sapevano probabilmente, quanto grande sarebbe stata la sua portata. Noi sì.

E sappiamo bene anche quanti strumenti non ci sono più. Il fax, la macchina da scrivere e il telefono fisso per citare solo tre esempi, sono diventati col tempo oggetti da museo, strumenti da mettere accanto al telegrafo.

Qual è dunque il punto? Semplice: che per prevedere i cambiamenti significativi dello sviluppo tecnologico c’è sempre meno tempo. Sarà banale, ma osserviamo quanto si contrae il tempo tra una scoperta all’altra. Ci sono voluti migliaia di anni per avere la ruota e altre migliaia per avere delle navi che ci mettessero mesi ad arrivare all’altro capo del mondo. Tutto fino al ‘900, dove in meno di cinquant’anni il globo era solcato da centinaia di aerei in grado di circumnavigarlo in poche ore.

Chi non aveva previsto questo cambiamento, non esiste più.

Dal ’95 ad oggi sono passati meno di trent’anni all’interno dei quali si è evoluto un nuovo strumento ormai già datato, lo smartphone. Le aziende come Blockbuster o BlackBerry che non hanno saputo (o voluto) sfruttare il mutamento del mercato e dei costumi hanno pagato il prezzo più caro al mondo, quello che hanno subito i dinosauri: l’estinzione. E per la legge della contrazione del tempo sull’avanzamento tecnologico, avevano avuto più tempo per reagire all’epoca di quanto ne abbiano le aziende oggi che all’orizzonte si vede il metaverso.

Stiamo parlando di un mondo virtuale sempre più realistico che (pagando) sarà plasmabile secondo la nostra volontà, dove potremo essere presenti allo stesso tavolo e parlarci vis a vi pur essendo in cinque continenti diversi; un mondo dove gli shop saranno dei veri negozi dove camminare e fare acquisti, provare la merce e pagare stando comodamente sulla poltrona di casa tua; un mondo dove persone si conosceranno e frequenteranno per anni, solo online senza vedersi mai davvero.

Un mondo che ci farà passare con molta probabilità dal cellulare al visore ottico.

Al netto di pandemie varie che hanno fatto nascere la necessità di un nuovo modo di lavorare, in questo momento siamo chiamati a testimoniare qualcosa di completamente nuovo, e come nel ’95 non siamo in grado di prevedere quanto questo cambiamento sarà pervasivo nella nostra vita, ma sopratutto nel nostro lavoro.

Va detto che oggi, il mondo è talmente saturo di informazioni, stravolgimenti e novità quotidiane che rendono ancora più arduo per gli imprenditori scommettere sull’una o sull’altra cosa.

Un esempio su tutti? Bitcoin.

Quanto (e sopratutto se) questo tipo di criptovaluta vedrà il futuro in modo egualitario al contante è tutta una grande scommessa. E per inciso se dovesse vincerla, il contante arricchirà i musei assieme al fax e al telegrafo. Ma se dovesse perderla? Se alla fine si rivelasse solo una grande bolla?

Chi vivrà, vedrà; nel frattempo dobbiamo tenere presente che la storia è maestra di vita e come nel ’95 bisogna prevedere che altri strumenti e altri servizi (leggi aziende e posti di lavoro) presto non ci saranno più, rimpiazzati da qualcosa che ancora non sappiamo ma che dobbiamo prevedere, pena il diventare obsoleti. Come il fax.

È compito sempre più importante di PMC quindi, aiutare le aziende ad affrontare quello che sarà il cambiamento più epocale della nostra generazione, quello della creazione di un universo parallelo in cui dovranno imparare a vivere e lavorare, perché i loro competitor lo faranno.

Il cambiamento può far paura, ma se preso in tempo e affidandoci alle persone giuste può essere la più grande fonte di sviluppo economico, personale e lavorativo.

Noi stiamo guardando con estremo interesse il mondo che cambia. E voi?