L’IMPORTANZA DEL PIANO B

Avere un piano B: sicuri di sapere cosa significa?

Alzi la mano chi non ha mai pensato, almeno una volta, ad avere un cosiddetto “piano B” lavorativo. Ma siamo sicuri di sapere cosa significhi davvero avere un piano B? Tanti lo scambiano per un’alternativa. Molti altri ancora pensano che potrebbe, sì, essere un’opportunità, ma al contempo anche un impegno in più. L’errore più grande che si fa nel pensare al piano B è quello di credere che sia la ricerca di un nuovo lavoro, di una nuova entrata, perché quella principale che abbiamo non è sufficiente per le nostre spese. No, il piano B non è una scelta da fare per “riempire i buchi delle tasche”. È una scelta da fare con consapevolezza, cura e metodo. Proprio per questo c’è chi, come Emanuele Di Paolo, lo definisce addirittura “Piano A2”: «Perché non è un’alternativa, ha la stessa importanza del piano economico principale, merita la stessa attenzione e non deve in nessun modo intralciare la nostra quotidianità. Anzi, serve proprio a migliorare la qualità della nostra vita». Ed è proprio con Emanuele che ne parliamo, che ci ha donato la sua testimonianza a favore dell’importanza di avere un piano B, che anche noi sosteniamo.

Piano B: non è una soluzione ai problemi economici

Sono molti gli imprenditori e i professionisti che hanno deciso di crearsi, nella loro vita, un piano B: sono quelle persone che non l’hanno fatto perché il loro lavoro principale non permetteva loro di mantenersi o perché si sono trovati improvvisamente dinanzi a problemi economici, ma coloro che hanno voluto creare un’opportunità in più, economica e di interesse, per alimentare il flusso di entrate e realizzare la tipologia di vita desiderata.

«Questo è fondamentale – dice Emanuele -: la maggior parte delle persone crede di sapere che tipologia di vita desidera, ma poi quando le si chiede di descriverla non sa dire nel dettaglio cosa vuole. In che casa vuoi abitare? Su quale auto vuoi viaggiare? Quali sono i sogni che vorresti realizzare per te stesso, per i tuoi figli, per la tua famiglia? Probabilmente non lo sappiamo perché non ci siamo mai soffermati a chiedercelo, dando per scontato di doverci accontentare di quello che abbiamo. Non ci siamo mai dati il diritto nemmeno di ipotizzare che forse una vita diversa, vicina a quello che desideriamo, è possibile».

Che il piano B non sia un lavoro che cerchiamo perché sostituisca il primo lo possiamo capire anche dalle scelte che hanno fatto molti personaggi famosi, che prendiamo ora d’esempio per far meglio comprendere che non si sceglie di avere un piano B per problemi economici, ma per una scelta di vita migliore.

Tra questi personaggi abbiamo, ad esempio, Beyoncé: una delle cantanti più amate e più pagate al mondo, è diventata anche imprenditrice lanciando la sua linea di abbigliamento aprendo negozi negli Stati Uniti e in Canada. La presentatrice Oprah Winfrey – una delle donne più potenti al mondo – ha dato vita a una sua personale testata giornalistica. Rimaniamo nel Bel Paese e prendiamo d’esempio uno dei personaggi televisivi più amati dal pubblico italiano: oltre al suo lavoro nel piccolo schermo, Gerry Scotti ha deciso di dedicarsi anche alla produzione di un suo vino, appoggiandosi a una cantina dell’Oltrepò Pavese, la sua terra. Un altro esempio può essere quello di Giorgio Chiellini, uno dei giocatori più seguiti del mondo del calcio italiano: insieme al fratello gemello Claudio ha avviato una società di comunicazione che si occupa di diritti di immagine.

EMANUELE DI PAOLO

Piano B: il termine non confonda il significato

«Viene chiamato piano B ma questo non significa che meriti meno attenzione del piano A. Per questo mi piace chiamarlo piano A2 – spiega Emanuele -: ha la stessa importanza e merita lo stesso impegno. Questo è un aspetto fondamentale ed è fondamentale che, da parte di chi vuole accedere a un piano B, lo si capisca. Per far funzionare un piano B, infatti, ci vuole metodo, struttura, organizzazione e una buona autodisciplina. È importante avere pieno controllo del proprio tempo e della propria quotidianità. Questo perché una seconda attività non deve diventare una maggiorazione di impegni e preoccupazioni: anzi, il suo scopo è proprio alleggerire mente ed animo! Riuscire in questo diventa più semplice se ciò che scegliamo di fare incontra il nostro interesse».

Scegliere un piano B, infatti, non significa “trovarsi un secondo lavoro”, come abbiamo detto più volte fino ad ora; «Per capire qual è il giusto piano B per noi, è necessario partire dal proprio sé. Prendersi un po’ di tempo per riflettere su quali siano i nostri interessi, le nostre passioni e per capire la cosa più importante di tutte, ovvero cosa vogliamo realizzare. Qual è la nostra Vision, qual è il desiderio che ci muove verso un dato obiettivo. Il nostro vero perché. Che non si tratta di quello economico, perché se il nostro unico perché è trovare un modo per pagare le bollette allora probabilmente abbiamo solo bisogno di un lavoro diverso da quello che abbiamo, non di un piano B. Il nostro perché è quello che ci muove verso il segno che vogliamo lasciare nel mondo, verso ciò per cui vogliamo essere ricordati, è ciò che realizza le nostre passioni e ciò in cui veramente crediamo».

L’esperienza di Emanuele

«Il mio studio funzionava bene, quantomeno economicamente – racconta l’intervistato -, ma non ero ancora consapevole del legame che c’è tra un piano economico funzionante e una buona qualità della vita. Sono arrivato a chiedermi, a un certo punto, soprattutto dopo alcuni avvenimenti importanti nella mia vita, se quello che stavo facendo mi garantiva non solo entrate economiche soddisfacenti ma anche un tenore di vita che mi rendesse libero di organizzare la mia quotidianità, felice e soprattutto non dipendente dal lavoro. È questo che chiedo a molti: dovessi staccarti dalla tua attività, continueresti a guadagnare o le tue entrate si bloccherebbero? Dovesse capitarti un imprevisto, riusciresti a seguirlo essendo presente o non sapresti come organizzarti con il lavoro?»

Piano B: come capire quello giusto per noi

«Cosa ci interessa? Cosa muove i nostri valori? Qual è l’attività a cui ci dedicheremmo se avessimo del tempo completamente libero già a nostra disposizione? Un hobby, una passione. Ecco, perché non trasformare tutto ciò nel proprio piano B? Infine – conclude Emanuele – pensiamo alla vita che vorremmo, immaginiamola, descriviamola, disegniamola, ritagliamo dai Magazine le immagini degli oggetti che desideriamo. Bisogna affidarsi al potere della visualizzazione. Perché il piano B non è un riempitivo: è l’opportunità che abbiamo per realizzare il nostro essere».

Un buon percorso di consulenza per un buon piano B

Non è semplice, quindi, capire qual è il piano B che fa per noi. Per quanto si possa essere ormai affermati nel proprio lavoro e abituati a gestire la propria quotidianità, non è così sicuro che si potrebbe essere in grado di scegliere quale sia la seconda attività più giusta per noi: insieme ai professionisti di Pmc un imprenditore può scoprire dentro di sé nuove esigenze latenti, può avere un mentoring adatto a sé e trovare il percorso più giusto verso i nuovi obiettivi.